Differenza tra diagnosi e certificazione

Fonte:http://itismonacodislessia.altervista.org/blog/diagnosi/differenza-tra-diagnosi-e-certificazione/

La differenza tra diagnosi e certificazione La differenza tra la diagnosi dello specialista (anche privato e non solo della struttura pubblica) e la certificazione della commissione sanitaria creata dalla legge n.104 (legge del 5 febbraio 1992 [Legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate.” Pubblicata in G. U. 17 febbraio 1992, n. 39, S.O.] è che la seconda certifica un handicap, quindi inserisce le persone all’interno di tale definizione. In realtà quella della 104 è una certificazione medica che dà origine ad una Diagnosi Funzionale. Invece nella Consensus Conference si parla di “Referto scritto”, nel quale il professionista sanitario redige un referto scritto sulla valutazione attuata, indicando il motivo d’invio, i risultati delle prove somministrate ed il giudizio clinico sui dati riportati. La circolare Prot.n.26/A 4 del 5 gennaio 2005 crea difficoltà di interpretazione perché parla di “diagnosi specialistica”. L’handicap viene determinato in relazione ad alcuni ambiti (sensoriale, fisico, psicofisico) e li categorizza in un contesto di disabilità perché certifica, attraverso procedure diagnostiche, un danno – che esiste – in uno di questi tre ambiti ( sensi, fisico , mentale intellettivo). Dalle finalità della legge 104 par.3 si legge “E’ persona handicappata colui che presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa e tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione.” Rientrando in questa classificazione (cioè di portatore di handicap o disabile in quanto esiste un danno più o meno permanente), il bambino, il ragazzo, l’adulto possono ottenere alcuni benefici in vari ambiti: sanitari ( es. sedia a rotelle se è un danno fisico, cure e riabilitazione); civili (invalidità che dà titoli di preferenza nei concorsi, esempio ai non vedenti); scolastici (insegnante di sostegno e realizzazione di percorsi differenziati con l’uso di ogni tecnologia o strumento funzionale all’apprendimento); economici (indennità di accompagnamento). E’ un’intera equipe che fa la Diagnosi Funzionale con il nuovo ICD-10 (Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute) perché deve appunto certificare il danno e le sue conseguenze nella vita della persona e concedergli i benefici relativi. La diagnosi di DSA (forse è il termine “diagnosi” che mette fuori strada perché è ricorda tanto la legge 104), invece è solo uno strumento che raccoglie alcune indagini mediche (secondo protocollo della Consensus Conference del neuropsichiatra, dell’oculista, dell’otorino, del neurologo) che devono escludere il danno. ESCLUDERE e quindi non far rientrare il Disturbo Specifico dell’Apprendimento nella Legge 104. Poi ci sono le indagini sulle abilità specifiche di letto scrittura, ma quelle sono nell’ambito della psicologia dell’apprendimento, o psicopedagogia, e non più in ambito medico e hanno come presupposto l’assenza di danni nelle aree menzionate. Eventuali disturbi in queste aree specifiche sono: primarie (cioè non collegate a danni e quindi ritenute evolutive, migliorano con il trattamento e l’esperienza di apprendimento adeguata); costituzionali (cioè dovute al funzionamento tipico del cervello che impara attraverso alcune modalità che possono creare delle difficoltà nella codifica e decodifica dei simboli, che se non adeguatamente conosciute e guidate si possono trasformare in veri e propri disturbi). Esistono pure dislessie, disgrafie …secondarie ad un deficit sensoriale o fisico o intellettivo cognitivo, ma la loro origine è proprio in quel danno. Si trattano allo stesso modo, ma essendo diversa la causa, partono già da una situazione di handicap e quindi non sempre la difficoltà è compensabile, proprio perché il cervello o le abilità fisiche e sensoriali non sono integre. Per i nostri ragazzi la cosa è diversa: non esiste deficit di alcun tipo (diversamente non sarebbero DSA); non hanno disturbi sensoriali (non hanno perdite visive o uditive); non hanno ritardi mentali e non sono neppure cognitivamente “borderline”; non presentano sindromi che impediscono la gestione delle abilità intellettive, come avviene nei Disturbi Pervasivi dello Sviluppo. A seguito della diagnosi di DSA e, grazie alle circolari ministeriali che pur non essendo leggi a valenza generale hanno però validità per l’ambito scolastico, ai nostri ragazzi è garantito l’uso di tutti gli strumenti che favoriscano il loro apprendimento. Esisteva già, prima delle recenti circolari ministeriali, una legge statale che delinea per i nostri figli (che correttamente non rientrano nella legge speciale 104 per l’handicap) una scuola che compia ogni sforzo per rimuovere gli ostacoli e garantire l’apprendimento secondo le potenzialità individuali di tutti gli alunni, compresi quelli con DSA. E’ la legge entrata in vigore nel 1946 e si chiama COSTITUZIONE. ART.3: E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscano il pieno sviluppo della personalità umana. ART.34 La scuola è aperta a tutti. Facendo appello ad essa, ogni dirigente deve garantire tali opportunità; inoltre, nel Contratto Collettivo Nazionale dei Dirigenti, così come in quello degli insegnanti, si enuncia chiaramente che si devono porre in essere ogni strategia, metodologia e attività che garantiscano a tutti e a ciascuno il raggiungimento degli obiettivi formativi, tenendo conto delle specifiche abilità e potenzialità. Quindi, se non hanno le competenze adatte, i Dirigenti Scolastici e gli insegnanti sono tenuti a formarsi, come compito deontologico legato al loro contratto di lavoro. Gli insegnanti veramente formati nella “didattica inclusiva”, riescono ad ottenere ottimi risultati, invece figure professionali quali gli insegnanti di sostegno (tra l’altro spesso disinformati rispetto alle caratteristiche di apprendimento dei ragazzi con DSA), possono essere addirittura deleteri perché, essendo essi specializzati sulle tematiche e la didattica per il recupero delle abilità in caso di handicap, creano un vissuto doloroso o a volte anche imbarazzante ai nostri ragazzi. Talvolta rischiano, per la loro specifica inesperienza o anche mancanza di conoscenza delle tecniche e delle strategie didattiche necessarie e significative in caso di DSA, di accettare le difficoltà dei ragazzi come limiti invalicabili dovuti a un danno che non c’è, invece di impegnarsi in una “scommessa didattica”, cercando insieme al ragazzo strategie vincenti. Come associazione, cosa possiamo chiedere alla scuola? Chiediamo di: riconoscere presto le specifiche difficoltà scolastiche; di favorire processi formativi affinché gli insegnanti di classe, a qualunque livello, si approprino di strategie didattiche inclusive in grado di favorire l’apprendimento “di tutti e di ciascuno”. Se famiglia, scuola e servizi sanitari svolgono bene il proprio lavoro, i ragazzi con DSA saranno in grado di apprendere più che adeguatamente e di realizzare le proprie inclinazioni personali, come innumerevoli esempi confortano. I problemi dei nostri bimbi e ragazzi sono a scuola, non ne presentano a casa, nel gruppo sociale, con il terapista, con le strutture che testano le loro difficoltà, ma solo ed esclusivamente nel luogo preposto alla loro istruzione, la scuola.