Consapevolezza di Federica Valentini

CONSAPEVOLEZZA

La lezione che molti  imparano da adulti io l`ho appresa quando avevo 11 anni . La mia famiglia non era ricca, ma non sarebbe stata neanche povera se mio padre non avesse avuto il vizio del gioco.Noi non lo sapevamo, lo abbiamo  scoperto dopo, quando lui ha detto a mia madre di essere pieno di debiti. Ci ha raccontato che all` inizio era un trastullo , che lo faceva cosi`, tanto per  rilassarsi,  e stare in compagnia dopo il lavoro, si era accorto solo in seguito di non riuscire piu` a smettere. Lui perdeva soldi in tutto, dal poker alle corse di cavalli ,non disdegnava nulla, e ogni giorno spariva un po` di denaro . Ci siamo dovuti trasferire, mia madre non lo ha cacciato di casa come io e mio fratello Robin avevamo immaginato avrebbe fatto  , forse perche` sentiva  qualche cosa verso di lui piu`  forte di tutto cio`  che era successo, che poteva addirittura farle dimenticare tutti  i guai che  quell` uomo  aveva causato. Quando ci siamo trasferiti avevo solo nove anni ed amavo il posto da cui mi avevano strappato, in quel luogo ero nata e  cresciuta, avevo mosso i primi passi, per me  e mio fratello era stato uno shock. L` inserimento in una nuova scuola non e` stato facile. Il tempo e` passato, io e Robin siamo cresciuti e mio padre  ha cercato di  curarsi, per un periodo e` sembrato uscirne..ma  poi si lasciava  tentare  e la storia ricominciava, Mio padre non ha mai avuto  un carattere deciso. A differenza sua e` stata mia madre a prendere in mano la situazione , si e` trovata  un  lavoro, ha comincio a controllare mio padre e quando per la seconda volta  e` ricaduto nel vizio lo ha cacciato di casa per alcune settimane , poi pero` lo ha riaccolto e , sempre per quella stessa ragione,quel forte sentimento che attanagliava entrambi….che io allora non capivo.In una situazione  come questa io e Robin stavamo fuori casa il piu` possibile .Quando ho iniziato ad andare in prima media ho cominciato  a preoccuparmi  del mio aspetto , a dire la  verita`  non era una preoccupazione, bensi` una vera e  propria  ossessione  ma, vista la situazione finanziaria della nostra famiglia mia madre cercava di risparmiare su tutto,e piu` volte mi ritrovavo ad indossare le scarpe e gli abiti smessi di Robin e di questo mi vergognavo profondamente. Mi vergognavo perche` non potevo fare a meno di confrontare il mio abbigliamento con quello degli altri compagni della mia classe.I miei genitori avevano risparmiato..beh, a dire il vero mia madre aveva risparmiato su tutto per mandare me e mio fratello in una scuola privata, che ci potesse seguire nello studio anche nelle ore pomeridiane,quando lei non c`era e lavorava…ma  di questo spesso me ne rammaricavo perche` buona parte degli alunni era gente ricca, sempre ben vestita, che non proveniva da un ambiente come il mio.Non mi ero fatta degli amici nei primi mesi scolastici e di questo mi crucciavo. Ero vanitosa, lo ammetto, ed anche orgogliosa, ed il fatto che la gente mi isolasse la ritenevo una ferita al mio orgoglio, una profonda offesa. Robin invece non se ne curava,era selvatico,gli piaceva arrampicarsi sugli alberi e stare all`aria aperta,ma era anche intelligente ed acuto,un osservatore, e avrebbe potuto farsi molti amici se gli altri non l`avessero giudicato alla prima occhiata superficiale..ma lui guardava quelli snob con la stessa sufficienza con cui loro guardavano lui..rette parallele che non si sarebbero mai incontrate. Cosi` ho trovato giusto, ad un certo punto, confidargli i miei problemi…e nei suoi occhi, per un attimo,ho visto la stessa espressione che gli balenava in faccia quando guardava i ragazzi della nostra scuola.

“ Puoi farcela ” mi ha pero` risposto.

“Se ti impegni puoi diventare come loro, farti accettare dal gruppo”.

Infantile com`ero ho preso queste sue parole come un incoraggiamento. In seguito ho cambiato modo di vestire,mettendo in scena grandi suppliche perche` mia madre mi comprasse gli abiti che andavano di moda nella mia classe. Ho cominciato anche ad imitare le ragazze della mia scuola, con quei loro atteggiamenti sciocchi , fino a peggiorare di proposito nelle materie per non sembrare “ quella fissata”..troppo studiosa…Ben presto mi sono trovata delle amiche. La mattina mi svegliavo, mi mettevo il mio bel vestito, partecipavo ai discorsi del mio nuovo gruppo.Si`, mi sembravano a dir poco infantili e futili, ma cercavo di sembrare interessata ugualmente. Un giorno pero`, mentre mi avvicinavo come al solito per chiacchierare mi sono accorta che parlavano di me. E allora mi sono nascosta vicino al portone scolastico ed ho origliato. Mi prendevano in giro in modo cattivo, perfido..si prendevano gioco dei miei vestiti,pallida imitazione del loro abbigliamento firmato,del mio carattere, e del mio disperato tentativo di sembrare come loro. Quel giorno non sono andata a scuola,non volevo vederle ed essere beffata.Come sempre mi sono confidata con Robin.Lui mi ha guardato e mi ha detto che dovevo imparare una lezione importante: non avrei dovuto cercare di assomigliare a quelle ragazze, cercare di uniformarmi sempre di piu` a quel branco di gente tutta uguale,non dovevo aver paura di essere quel che ero, perche` le persone a cui non importa sapere come sei realmente ti etichetteranno comunque, e niente,se sono  veramente convinte di cio` che pensano, fara` loro cambiare idea, perche` non vorranno onestamente conoscerti. Per questo dovevo continuare ad essere me stessa, con le mie idee, e le mie differenze, e non cercare di essere un giocattolo in un mare di altri giocattoli tutti uguali.Da quel giorno mi sono tolta quella maschera che non mi apparteneva.Ho ricominciato ad indossare i vestiti di mio fratello, ed anche quando la nostra situazione economica e` migliorata, ed io mi sono potuta permettere vestiti miei,senza sacrifici ulteriori della mia famiglia, non sono tornata piu` con quelle mie vecchie compagne, anzi, io e Robin abbiamo chiesto di essere iscritti in una scuola pubblica. Anche li` ho trovato persone che mi consideravano solo per la storia della mia famiglia, ma io li guardavo, sorridevo, e me ne andavo dai miei amici, contenta di essere me stessa, consapevole di non essere diventata come coloro che mi giudicavano.